lunedì 13 maggio 2013

Paolo Tomassone


Giornalista pubblicista, classe 1975.
Ho imparato i primi "trucchi" del mestiere alla Gazzetta di Modena e provo ancora nostalgia per quegli anni. Grazie all'agenzia stampa Dire ho invece imparato i "trucchi" della politica, dei partiti, del consiglio comunale, del sindacato…


Il Sole24Ore mi ha insegnato il rigore e la precisione. Da sette anni sono passato all'agenzia stampa APCom (ora si chiama TMNews e sono corrispondente per l'Emilia-Romagna) e ho capito come sia possibile sbobinare un'intervista, dettare un take, selezionare le immagini e inviarle alla redazione… il tutto simultaneamente! Cercando inoltre di non "prendere buchi" dai colleghi, tradurre quello che ha detto (incomprensibilmente) il ministro di turno, non fare incidenti in auto mentre detto una notizia, inventarmi una soluzione se il microfono della telecamera non era collegato.
Collaboro anche con "Settimana" del Centro editoriale Dehoniano: forse non diventerò mai vaticanista, ma prima o poi riuscirò a scrivere un articolo di 9 mila caratteri senza ingollare 14 caffè. Studio i meccanismi dei media locali anche grazie al Centro culturale F.L. Ferrari (lavorando ai progetti dell'Osservatorio stampa e della media education) e agli amici e compagni di viaggio dell'Associazione stampa modenese.
Assieme a Stefano e Davide ho costituito le Officine Tolau: i documentari che riusciamo a produrre sono il "sale" del mio essere giornalista.

L'ORDINE CHE VORREI
E' un Ordine "sul pezzo", perchè da quando "sono" giornalista ho capito:
1. che le storie degli artigiani, dei volontari, degli amministratori di un piccolo comune hanno più valore delle dichiarazioni di un premier, di un manager di una multinazionale, di un politico nazionale
2. che video, foto, radio, carta, agenzie, blog e twitter sono strumenti per lo stesso rispettabile lavoro se chi usa i video non pensa solo alla telecamera, chi fa foto si ricorda di usare il "grandangolo", chi trasmettere per radio ascolta anche le altre voci, chi scrive sui giornali adopera la penna, ma anche le orecchie e gli occhi, chi detta take non trascrive solo dichiarazioni, chi è on-line non perde l'abitudine di tenere i piedi sulla terra.
3. che questo lavoro si fa solo ad armi pari, che non possono esistere "prestazioni gratuite", che è meglio usare parole elementari ma chiare piuttosto di ragionamenti attorcigliati e confusi
4. che il destino dei giornalisti non lo possono decidere i politici, che gli editori sono interlocutori e non padroni
5. che il giornalista è chi lo fa e il giornalismo si rinnova se si rinnovano i giornalisti.

PERCHE' VOTARE FREE CCP
Un gruppo di colleghi del FreeCCP mi ha candidato lo scorso mandato per il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Creando un gruppo (trasversale e lontano dalle logiche degli schieramenti) di "precari" abbiamo cercato di far capire ai colleghi sfruttati che i diritti legati a questa professione non li erediteremo da nessuno, ce li dobbiamo sudare per conto nostro. La Carta deontologica sulla precarietà nel lavoro giornalistico scritta il 7-8 ottobre 2011 a Firenze e approvata dal Consiglio nazionale l'8 novembre 2011 è il primo passo concreto che ha rinforzato la nostra "battaglia". 

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